Ferrari 312 B3 “Spazzaneve”, madre della serie “T”
Una delle vetture più particolari ed iconiche per forme e linee. La Ferrari 312 B3 “Spazzaneve” rappresenta l’inizio di una nuova era per il Cavallino Rampante.

Ferrari, sinonimo di competizione e storia. Sin dalla fondazione, avvenuta il 16 novembre 1929 inizialmente a Modena, Enzo Ferrari ha sempre posto in primo piano le gare. Il Cavallino, infatti, negli anni diventerà simbolo non solo della Casa automobilistica italiana ma, bensì, anche di corse. Proprio queste, dunque, sono il DNA della Ferrari che, grazie a successi ed innovazioni, oggi è un marchio di grande prestigio. A proposito di intuizioni nuove, la Ferrari 312 B3 “Spazzaneve” rappresenta questo concetto, nei primi anni ’70. Vediamo, allora, la sua storia.
Un passato glorioso per creare il futuro
Spesso, per guardare a nuove tecnologie e soluzioni, si pensa alla storia. Proprio questa, infatti, tendenzialmente ispira e descrive l’identità di un marchio o di un’azienda. Così, la Ferrari, negli anni, ha introdotto diverse innovazioni mantenendo comunque elementi che la distinguono ancora oggi. Parlando del passato, dunque, il Mondiale di Formula Uno nasce nel 1950 ma, come accennato nell’articolo “Rally Montecarlo Storico 2023, Torino è protagonista“, le gare esistevano già. Un esempio sono le imprese di Tazio Nuvolari a bordo dell’Alfa Romeo, come la P2 del 1930 con il Quadrifoglio Verde sul cofano motore.

Così, in questo contesto in cui si corrono le prime gare, un certo Enzo Ferrari viene notato nell’ambiente grazie ad intuizioni ed abilità alla guida. Già, proprio la Casa del Biscione diventerà la grande “Sorella” di Ferrari, che sarà protagonista della Squadra Corse Alfa. Infatti, il Cavallino Rampante inizia a campeggiare sulle vetture milanesi, prima che Enzo decida di creare un’azienda propria. Dunque, nel 1947, a Maranello nasce la Scuderia Ferrari che parteciperà a tutte le edizioni del Mondiale Formula Uno, sin dal 1950, ottenendo i primi Titoli nel 1952 e ’53 con Alberto Ascari e la 500 F2. I successi daranno il via alle grandi intuizioni tecniche viste nel Circus, anche grazie a Mauro Forghieri.


Ferrari 312 B3 “Spazzaneve“, le origini
I primi anni del Mondiale Formula 1 vedono molte vetture simili tra loro e diverse squadre private sulla griglia. Il Campionato è di nuova concezione, dunque tanti aspetti sono ancora da sperimentare o collaudare al meglio. Dopo il primo decennio di corse, quindi, giungiamo negli anni ’60, periodo in cui le innovazioni tecniche iniziano ad essere più consistenti, anche a livello estetico. Nel 1968, ad esempio, compaiono le prime ali sulle monoposto, introdotte tra il GP di Montecarlo e quello di Spa, sia da Ferrari che Lotus. Proprio questa nuova intuizione aerodinamica, infatti, consentirà alle vetture maggior aderenza e conseguente aumento di velocità in determinate circostanze, come in curva.

In questo contesto di continui esperimenti emerge il genio di Mauro Forghieri e del suo staff. Il tecnico italiano dà vita a soluzioni interessanti che, tra il 1972 ed il 1973, si concretizzano anche nella Ferrari 312 B3 “Spazzaneve“. La nuova creatura di Maranello, infatti, presenta interessanti accorgimenti tecnici e soprattutto aerodinamici. La monoposto, dunque, ha una forma curiosa che, come dice il soprannome più o meno ufficiale, ricorda uno spazzaneve. Lo studio aerodinamico, infatti, è evidente in tutta la vettura, dal muso fino al retrotreno.
Il progetto e l’aerodinamica
Il 1972 è un anno complicato per il Cavallino, a causa di risultati non molto soddisfacenti. Così, nell’estate 1973 viene presentato un nuovo avveniristico modello per il Mondiale Formula 1, la Ferrari 312 B3 “Spazzaneve“, in parte derivante dalla contemporanea 312 B2. La monoposto, in realtà, non prese parte mai ad alcuna gara, in quanto definita “vettura sperimentale“. Proprio per questo motivo, la vettura sarà utilizzata come riferimento per progettare i modelli dell’epoca ed i successivi. La 312 B3 “Spazzaneve”, dunque, come anticipato, presenta soluzioni aerodinamiche curiose, tra cui il muso formato da un alettone particolare. Questo elemento, infatti, vede due grandi prese d’aria che ricordano la tipologia NACA (leggi “Ferrari 126 CK, la prima Rossa dell’era Turbo in F1“) in maniera estremizzata, insieme ad un ulteriore sfogo centrale più piccolo e meno arrotondato.

All’avantreno, inoltre, troviamo alcune “paratie” laterali che dall’ala scorrono lungo il corpo vettura. Questi elementi pensati per convogliare i flussi, poi, li ritroviamo anche sopra le pance, all’interno delle quali vi sono i relativi sfoghi. A ridosso delle paratie del corpo vettura, inoltre, gli specchietti retrovisori contribuiscono alla funzione aerodinamica, grazie al loro sostegno verticale. La linea della monoposto, quindi, nel complesso risulta filante e dinamica, in armonia anche con la zona centrale dove troviamo il cupolino e l’abitacolo di guida. Curiose, infine, le due aperture anteriori per l’alloggiamento delle sospensioni, a ruote indipendenti con quadrilateri a molla.
Il retrotreno della Ferrari 312 B3 “Spazzaneve“
Scorrendo verso il posteriore della vettura, si hanno degli ulteriori studi interessanti. Il primo che si nota è, indubbiamente, la “pinna” sul cofano motore, oltre alla grande ala tipica degli anni ’70. Ma non solo. A ridosso della seduta di guida sono presenti due sfoghi, posizionati a lato della paratia abitacolo che converge verso la pinna posteriore. Altri elementi rilevanti, poi, sono le due prese d’aria periscopiche posizionate sul corpo vettura, al retrotreno. Esse, inoltre, terminano con una forma aerodinamica verso il posteriore.

Al retrotreno, inoltre, si può apprezzare la meccanica ed ulteriori studi tecnici apportati sulla Ferrari 312 B3 “Spazzaneve”. Un esempio sono i radiatori posizionati al posteriore ma in linea con le ruote anteriori, consentendo l’arrivo dell’aria direttamente dalle aperture nel muso descritte prima. Al posteriore, poi, si notano le sospensioni a ruote indipendenti con quadrilateri a molla, installate anche sull’anteriore come detto sopra. L’alettone, invece, è ancorato al telaio anche grazie due sostegni diagonali che si agganciano alle paratie laterali dell’ala. Ciò che, però, accumuna tutta la vettura è un primo interessante studio dell’effetto suolo, anche grazie ad una carrozzeria larga, elemento che, negli anni a venire, sarà fortemente ripreso.


Telaio ed altri aspetti tecnici
Molto della Ferrari 312 B3 “Spazzaneve” si deve al passo di 2330 mm. Quest’ultimo, infatti, è un elemento distintivo della monoposto di Maranello, in quanto Forghieri basa gran parte del suo progetto proprio su un passo ridotto. Da qui, dunque, l’ingegnere italiano pensa a come migliorare baricentro e distribuzione dei pesi, insieme alle linee della carrozzeria. Il motore, come sulle altre vetture dell’epoca, è alloggiato al posteriore ed è il tipico V12 Ferrari “piatto“, quindi a cilindri contrapposti. Il propulsore, lo stesso adottato anche sulla 312 B3 che ha corso la stagione ’73, era in grado di erogare 485 cv ed una cilindrata di quasi 3000 cc. La velocità massima della vettura, invece, è di 325 km/h. La trazione, infine, è posteriore ed il cambio è a 5 rapporti + RM, per entrambe le versioni di B3.

Per quanto riguarda il telaio, invece, la monoposto è basata su una configurazione a traliccio di tubi, marchio di fabbrica per Forghieri. Questo elemento, però, nei successivi modelli “T” viene modificato, per lasciare spazio alla soluzione monoscocca in alluminio con pannelli rivettati “a scomparsa”, adottata dalle case inglesi. Proprio questo tema inerente la tipologia di telaio sarà oggetto di discussione a Maranello, in quanto Forghieri pensava fosse la soluzione definitiva, prima di adottare la “versione inglese” sulle vetture successive.
I test ed il futuro della Ferrari 312 B3 “Spazzaneve“
La cosiddetta “vettura sperimentale” di Maranello effettua diversi test tra il 1973 ed il 1974. Forghieri, infatti, prima è convinto che la monoposto possa correre nel Mondiale ma, dopo le prove su tracciati come Fiorano e Monza, si convince che l’auto debba mantenere la sua identità sperimentale. Così, come accennato nei paragrafi iniziali, la Ferrari 312 B3 “Spazzaneve” rimane un “muletto” ed una buona base per progettare le monoposto della serie “T“. Tutti gli appassionati, ad esempio, ricordano la mitica 312 T guidata da Lauda tra il ’75 ed il ’76, vettura iconica per la vistosa presa d’aria sul cofano motore. Successivamente, poi, arriveranno le monoposto guidate da Scheckter e Villeneuve.

Proprio dalla metà degli anni ’70, infatti, il Cavallino Rampante vivrà un periodo di grandi successi, grazie alle vittorie di Niki Lauda e Jody Scheckter ed i 7 Titoli Mondiali complessivi tra Piloti e Costruttori. L’ultimo, in particolare, arriva nel 1979 grazie al sudafricano, prima che soltanto Michael Schumacher riporterà il Titolo Piloti a Maranello, nel 2000. Successivamente, l’erede della serie “T“, dove la lettera indica la posizione trasversale del cambio, sarà la Ferrari 126 CK, prima Rossa a montare il Turbo in F1, nella stagione 1981. Tornando alla stagione 1973, invece, le prime gare vengono corse dalla 312 B2 del ’72, mentre dal GP di Spagna subentrerà la 312 B3. Ad oggi, la Ferrari 312 B3 “Spazzaneve” è proprietà di un fortunato collezionista.

[Autore articolo: Alessio Zanforlin]
Fonti informazioni verificate:
- Ferrari: ferrari.com
- Museo dell’Automobile di Torino: museoauto.com
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by azetamotori 2 Dicembre 2022
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