Bimota Tesi H2, l’estremo
Una moto italiana che ha spostato più in alto l’asticella del limite, introducendo concetti meccanici ed aerodinamici di elevato livello.

Un mezzo fuori dal normale
Svelata ad EICMA 2019, la Bimota Tesi H2 è un concentrato di concetti estremi. Alla sua presentazione si è guadagnata il soprannome di “Missile di Rimini“, per le sue prestazioni e per dove ha sede la Bimota, Cerasolo Ausa di Coriano, vicino Rimini appunto. Il mezzo è prodotto da ottobre 2020, un anno dopo la presentazione, in 250 esemplari, al prezzo di 64 mila euro.

In molti avranno notato la somiglianza con la Kawasaki Ninja, infatti la Bimota è in parte proprietà della Casa giapponese, anche per motivi storici. I due fondatori dell’azienda riminese, Pierluigi Marconi e Roberto Ugolini, iniziarono la loro avventura in 1984 creando un prototipo con motore Kawasaki e, ad oggi, le due Case collaborano strettamente tra loro.
Quindi, il motore che spinge l’ultimo modello Bimota è lo stesso della Ninja H2, ovvero un 4 cilindri in linea 4 tempi sovralimentato, da 998 cc e 242 cv. Le valvole sono 16 con una distribuzione a doppio albero a camme in testa (sistema DOHC), il cambio è a 6 marce e la frizione è multidisco a bagno d’olio.

La meccanica e gli studi innovativi della Bimota Tesi H2
Ma la vera particolarità di questa moto è un’altra. La Tesi H2, infatti, sull’anteriore monta un forcellone monobraccio in alluminio, ricavato dal pieno, che introduce il concetto del mozzo sterzante. Il funzionamento è rivoluzionario: il movimento del manubrio viene trasmesso direttamente al mozzo anteriore, il quale è collegato ad un perno di sterzo vincolato al telaio.
Questo innovativo sistema consente di avere un minor beccheggio della moto soprattutto in fase di frenata, momento in cui si dovrebbe avere maggior aderenza sull’avantreno. Inoltre, questa geometria, consente di avere peso e dimensioni inferiori, nonché un telaio più compatto.

Inoltre, la Tesi H2 ha anche altri notevoli studi meccanici e di materiali. La monoscocca è formata da un polimero rinforzato con fibra di carbonio (materiale chiamato CFRP), con proprietà meccaniche notevoli, stesso materiale di cui sono anche prodotte le carenature. Questa tecnologia è stata studiata anche dalla Kawasaki Aerospace Company, colori e vernici, invece, sono fatti a mano.
Interessanti anche il meccanismo eccentrico, che consente di variare di 20 mm l’altezza della moto oltre che la posizione delle pedane, ed il sistema per il settaggio delle sospensioni. Quest’ultimo, ruotando i registri dei mono ammortizzatori, consente di personalizzare le sospensioni senza l’utilizzo di attrezzi.

Sicurezza e sistemi
Infine freni ed elettronica. La Tesi H2 monta un impianto frenante Brembo con pinze “Stylema” doppio disco semiflottante, mentre l’elettronica è di derivazione Kawasaki: ABS e Kawasaki Intelligent anti – lock Brake System (KIBS) sono alcune delle tecnologie adottate sul Missile di Rimini.
La Bimota Tesi H2 è, dunque, un mix di concetti estremi che la rendono un mezzo unico e sicuramente affascinante in ogni sua caratteristica.
[Autore articolo: Alessio Zanforlin]

La galleria completa del Missile di Rimini è visibile in:
Categorie