GIOS Torino, la bottega che racconta storia e presente del ciclismo
Azeta Motori ha visitato un luogo simbolo per la bicicletta, dove sono conservati pezzi di un passato glorioso firmato GIOS Torino.

Il mondo dei motori e del ciclismo hanno molto in comune, più di quanto si possa pensare. Un esempio concreto è che i primi veicoli si ispiravano proprio alla bicicletta per quanto riguarda la trasmissione della trazione, a catena posteriore. Ma non solo. La bici, infatti, era un mezzo di riferimento tra l’800 ed il ‘900, quando tutti la impiegavano per il trasporto quotidiano. Nella storia, poi, le due strade tra motori e ciclismo hanno spesso viaggiato in parallelo, come nelle gare. Proprio questo ambito ha visto emergere grandi marchi, fra cui GIOS Torino. Il costruttore, nato nel capoluogo piemontese ufficialmente nel 1948, infatti, rappresenta quanto l’Italia fosse protagonista nelle due ruote a pedali, anche (soprattutto) tecnicamente. Ad oggi, così, la storia ed il presente della GIOS Torino rivivono nella piccola sede di Volpiano (TO), dove Marco, nipote del fondatore, ci ha raccontato diversi aneddoti.
Un’idea di Tolmino Gios
La GIOS Torino, come anticipato, nasce ufficialmente nel 1948 ma la storia del costruttore torinese si intreccia a vicende antecedenti. Tutto ha inizio con Tolmino Gios, nonno di Marco, nato a Vittorio Veneto il 4 marzo del 1916, per poi trasferirsi a Torino con la famiglia all’età di due anni. La passione per il ciclismo è così tanto forte che negli anni ’30 Tolmino affianca il lavoro da macellaio alla bici. L’esordio ufficiale del giovane Gios nelle gare, così, si ha nel 1931 con ottimi risultati che dalla categoria allievi lo portano ai dilettanti. La carriera di Tolmino è in crescita, tant’è che nel 1936 il ragazzo vince la rinomata Coppa del Re alla media dei 42 km/h. Grazie a questo traguardo, Gios è convocato in nazionale per le Olimpiadi di Berlino 1936.





Il 1937, quindi, è l’anno in cui Tolmino è ingaggiato come professionista dalla Legnano di Bartali, gareggiando in diverse Classiche ed al Giro d’Italia. In questi ambiti Gios si distingue per piazzamenti di rilievo, fermati soltanto dalla guerra. Così, dopo il Secondo conflitto mondiale, Tolmino riprende la passione per la bicicletta trasformandola in un lavoro. Dunque, tra il ’47 ed il ’48 Gios apre la propria prima bottega in Via Bogino, a Torino, prima della sede di Corso Matteotti 47. Quest’ultima sarà anche fulcro per la fondazione del Velo Club GIOS, quella squadra a cui nel 1958 si presenterà Italo Zilioli. Il “ragazzo alto e magro“, così, nel 1959 si laurea Campione d’Italia tra gli allievi, con una bici firmata Gios. Gli ultimi anni ’50, poi, vedono Tolmino maggiormente impegnato nelle gare, cambiando ancora due volte sede: via Foligno 39 prima e via Cogne 15 dopo, ancora a Torino.













GIOS Torino, l’iconica svolta con BROOKLYN
Dopo questa doverosa premessa storica, Marco ci ha raccontato uno dei fatti più incredibili e fondamentali per GIOS Torino, scorrendo all’interno della sala espositiva. Gli anni ’70, infatti, segnano un momento chiave per il Marchio, in particolare al Salone di Milano 1971 quando viene presentato il modello chiamato “Easy Rider”. La curiosa bici, come esplicita il nome, riprende le moto chopper americane e l’omonimo film che in quel periodo spopolava, tant’è che anche la bici ebbe lo stesso seguito. Un esempio è la Domenica Sportiva che tributa il servizio di apertura del Salone all’innovativa bici, attirando l’attenzione di tutti. Uno di essi è Giorgio Perfetti, titolare dell’omonima azienda dolciaria che ha un’intuizione curiosa. Per promuovere maggiormente il marchio di Chewing Gum BROOKLYN, Perfetti organizza un concorso in cui il primo premio è una Mini, il secondo un motorino Ciao ed il terzo proprio una bicicletta GIOS “Easy Rider”.







Il concorso, così, diventa rampa di lancio per ritornare nella gare. Nel 1972, infatti, il Direttore Sportivo Franco Cribiori contatta Perfetti per una sponsorizzazione. Quest’ultimo accetta a patto che le biciclette siano fornite dalla GIOS Torino ed in tinta con la maglia del gruppo sportivo, ispirata (sembrerebbe) all’ovale presente sul manubrio della “Easy Rider”. Da qui, così, nasce il famoso Blu GIOS che, da quel momento, verrà adottato su tutti i telai del Marchio, ancora oggi. Inizialmente, poi, le magliette erano a scacchi arancione – blu, in quanto abbinamento cromaticamente complementare. La collaborazione con BROOKLYN ed i relativi colori segneranno la storia di GIOS e del ciclismo, grazie a vittorie incredibili. In questo glorioso periodo, inoltre, Aldo, figlio di Tolmino, diventa meccanico ufficiale del Team, oltre che uomo di fiducia di Roger De Vlaeminck e di tutta la squadra. Ma Tolmino non è escluso, anzi.









La lavorazione dell’acciaio e le intuizioni
Ciò che caratterizza ancora oggi la GIOS Torino è la costruzione artigianale di biciclette su misura, basando la propria identità principalmente sull’acciaio. Questa capacità incredibile, quindi, deriva da nonno Tolmino, colui che, negli anni ’70, riesce ad attirare grandissimi telaisti del tempo. Fra questi spicca Giuseppe Pelà, che all’epoca stava chiudendo l’officina, personaggio di riferimento per tutti e preziosissimo per Gios. Egli, infatti, oltre ad ampliare le conoscenze tecniche di Tolmino, porta con sé anche i fratelli Giamè, Agostino e Antonio. I due grandi telaisti derivavano dal precedente “Reparto Corse Frejus”, perciò con importanti esperienze alle spalle. Questi personaggi, così, furono uno dei motivi di successo per GIOS Torino che con BROOKLYN si toglie grandi soddisfazioni. Inoltre, in quel periodo si esaltano le famose congiunzioni che contraddistinguono ancora oggi il Marchio.







Lo sponsor di Perfetti, però, nel ’77 abbandona il ciclismo per intraprendere ambiti differenti, dunque la GIOS si affilia ad altre squadre. Prima la Ijsboerke-Gios di Didi Thurau e Walter Godefroot, poi la Vermeer-Thijs-Gios di Fons De Wolf con cui la Casa torinese sorride ancora. Ma abbiamo accennato anche alle innovazioni tecniche, frutto dell’esperienza di Gios come fornitore di professionisti. Nel 1979, la Gios intuisce per la prima volta la forcella con testa scavata nella parte superiore. Questa idea, così, consente di risparmiare peso oltre che migliorare il processo di saldatura. Nell’82, poi, arriva il primo passafilo interno al tubo orizzontale, quanto mai attuale, mentre nell’83 si ha la scatola movimento in microfusione. Quest’ultima intuizione dona maggiore rigidità al carro posteriore, dunque innovazioni che si traduco in maggiori performance. Senza dimenticare, nel 1986, il debutto assoluto della GIOS Compact con forcellino regolabile ed intercambiabile.





La GIOS Torino oggi
La visita nell’Atelier di Volpiano si è conclusa con le bici più moderne che raccontano ancora quanto GIOS sia un bel ponte tra passato e presente. Tra gli anni ’80 e ’90 il costruttore piemontese si è ancora distinto per risultati ottenuti con ciclisti di rilievo. Il “Blu Made in Italy“, infatti, ha luccicato grazie a Andy Hanmpsten, Roberto Visentini, Stephen Roche, Micael Pollentier, Laudelino Cubino, Fernando Escartin, “Chepe” Gonzalez, Roberto Heras, Ivan Quaranta e Francisco Mancebo. Questo passato glorioso nelle corse non poteva essere dimenticato, così Aldo e Marco dal 2010 hanno deciso di riportare in auge la storia di GIOS. Prima di tutto torna a comparire la scritta “torino“, con la “t” minuscola e caratteri derivanti da quelli del giornale “La Gazzetta del Popolo” per riprendere stile ed identità italiani. E poi la produzione di biciclette su misura in una piccola bottega, senza badare alla grande produzione.









Questa “nicchia” italiana, quindi, negli anni ha saputo tornare famosa nel mondo. A Volpiano, infatti, si assembla e lavora l’acciaio, con la sua storia e tecnica artigiana tipica del nostro Paese. Una sede piccola ma in cui si hanno negozio, esposizione di bici e cimeli, tutto affiancato all’Atelier. E’ stato incredibile vedere come pazienza e precisione siano ancora la base della GIOS Torino. Il passato, perciò, rivive sia nel restauro di mezzi storici sia nelle bici moderne in acciaio, come la Gios Torino “Super Record” Brooklyn50 o l’edizione numerata in collaborazione con Club Italia. I telai Columbus e le tipiche giunzioni, così, sono ancora oggi due delle caratteristiche identificative di GIOS Torino. Alluminio ma anche titanio, materiale nobile quanto performante che attualmente vive una nuova vita anche a Volpiano, decorato di livree incredibili. L’eccellenza artigiana italiana, dunque, è ancora rappresentata dalla GIOS Torino.








L’officina.
[Autore articolo: Alessio Zanforlin]
Ringraziamenti e note
Si ringrazia Marco Gios per la possibilità e la disponibilità, anche nella documentazione mostrata e gli aneddoti narrati.

Fonti informazioni verificate:
- Marco Gios in persona
- GIOS torino: www.giostorino.it
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by azetamotori 20 Marzo 2023
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