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Superga, colei che sovrasta ed ammira Torino

Punto più alto e panoramico del Capoluogo piemontese, Superga è uno dei luoghi “temuti” dai ciclisti. Le sue salite, infatti, sono impegnative.

Superga
La Basilica di Superga.

Una località particolare, conosciuta per diversi motivi, sia sportivi che drammatici. Superga, infatti, è uno dei monumenti di Torino tanto cari alla Città, grazie alla storia curiosa ed ai vari accadimenti visti nel corso degli anni. Ciclisticamente parlando, il luogo più alto della città piemontese identifica sicuramente la fatica, rappresentata da “strappi” e salite intense. Vediamo, dunque, il racconto di un’ascesa verso il colle.

Un luogo di storia

La Basilica di Superga ha origini molto antiche. In realtà, prima che l’edificio venisse eretto, sulla collina esisteva già una piccola chiesetta, parrocchia per i fedeli del posto dedicata alla Madonna, San Grato e San Antonio. La decisione di costruire la Basilica vera e propria, dunque, si ha nel 1706, quando Vittorio Amedeo II ed il cugino Eugenio di Savoia – Soissons salgono in cima alla collina per studiare i nemici. Torino, infatti, era assediata e, proprio per capire come liberare la città, i due osservano la situazione dall’alto. In quel momento, dunque, il Duca promette alla Vergine Maria che, se questa avesse liberato Torino, sarebbe stata eretta una Basilica in suo onore. Così è stato.

Superga
La facciata della Basilica.

Il progetto viene affidato al famoso architetto messinese Filippo Juvarra, il quale detta precise linee guida su come dovrà essere la Basilica. Ad esempio, i mattoni devono essere cotti sul colle ed i marmi devono provenire da località definite. Dunque, questi ultimi saranno il nero di Como, il bianco di Brosasco e di Carrara, il verde di Susa, il giallo di Verona ed il Persichino di Saravezza (proveniente anch’esso dalla Versilia). La costruzione di Juvarra, inaugurata nel 1731, perciò, vive ancora oggi grazie ai diversi luoghi visitabili nella struttura, come le Tombe Reali. Superga, però, è anche simbolo del Grande Torino, la vincente squadra di calcio che il 4 maggio 1949 scompare. L’incidente aereo, infatti, avviene proprio sulla collina avvolta dalla nebbia, una delle tragedie che segneranno l’Italia.

Superga in bici da corsa

Il Colle che sovrasta Torino presenta diverse salite ed itinerari. Una delle ascese più famose, ad esempio, è quella di Sassi, la località situata ai piedi della Collina da dove, tra l’altro, sale la rinomata “cremagliera“. Ma questo percorso stradale non è l’unico. Il versante che si affaccia verso Chieri e Pino Torinese, infatti, mostra altrettante salite interessanti quanto dure. Una di esse, ad esempio, è quella che si affronta attraversando i comuni di Pecetto e Pino, con un dislivello spalmato principalmente in 3 parti.

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L’altimetria. Immagine fonte: applicazione Strava.

Come raffigura il grafico sopra, il dislivello massimo è oltre i 600 metri ma ciò che “preoccupa” non è questo. Le 3 parti di cui parlavamo, infatti, presentano picchi di pendenze che oscillano tra l’8% ed il 10% in diversi tratti, insomma, dei veri e propri “muri“. La salita, dunque, non è facile da approcciare, in quanto già la prima parte prevede uno strappo in doppia cifra, seguito poi da alcuni saliscendi nettamente più “pedalibili“. Dopo questo tratto, troviamo la seconda parte di ascesa, in cui i picchi tra il 5 e l’8% culminano al 10% nel finale. Quest’ultima è comune con la salita di Sassi ed è veramente la fatica conclusiva, protagonista negli anni anche di grandi competizioni ciclistiche, come la storica Milano – Torino. In occasione dell’antica classica d’inizio stagione, infatti, spesso l’arrivo a Superga è stato preceduto dal temuto finale verso la Basilica.

Superga
La traccia del giro. Immagine fonte: applicazione Strava.

La discesa verso Chieri

Il ritorno dalla Basilica di Superga è stato altamente adrenalinico. Come indica la mappa sopra, infatti, la discesa che si percorre passando da Baldissero Torinese è lunga quanto ripida, con la possibilità di raggiungere velocità anche molto elevate. Il tratto in pendenza presenta poche curve lente e diversi rettilinei dove poter lasciare “scorrere” la bici, ponendo però attenzione alle insidie della strada. La discesa termina poi a Chieri, altra cittadina della Provincia di Torino proprio ai piedi della collina, nonché a sud – est del capoluogo piemontese. Il tutto, ovviamente, è suggestivo, in quanto si transita in centri abitati ma anche in tratti immersi nella natura, con zone d’ombra che, insieme alla luce del sole, creano effetti molto particolari.

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Il verde, infatti, è protagonista dell’intero giro. Già durante la salita si attraversano strade molto belle che si affacciano su Torino ed i comuni circostanti. Arrivati in cima, poi, come detto, si può ammirare la città sabauda dall’alto, che non delude mai, anche di sera. Parlando delle strade, invece, queste non sono male, abbastanza larghe in alcuni tratti, come dopo Pino Torinese, e con poche buche o sconnessioni. Da tenere d’occhio, però, alcuni possibili ostacoli che potrebbero trovarsi sull’asfalto, come il “ghiaino” o foglie e pigne che cadono dagli alberi (dipende anche dal periodo dell’anno). Una volta adottati questi accorgimenti, resta solo che pedalare e non mollare in salita.

[Autore articolo e giro: Alessio Zanforlin]

Le immagini in sella sono state scattate tramite GoPro.

Fonti informazioni verificate:

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by azetamotori 12 Marzo 2023

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