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Polestar 1, 1500 esemplari per la plug-in con supercompressore

Il 2017 rappresenta la svolta per la Casa svedese, grazie alla rinascita avvenuta mediante la Polestar 1, la GT ibrida ad alte prestazioni.

Polestar 1
Il modello protagonista del racconto.

Con l’avvento di nuove propulsioni, quali l’elettrico, si nota l’introduzione anche di nuove tecnologie in generale. Polestar è un esempio di come si sia evoluto il concetto di automobile sportiva, mediante lo stile e, chiaramente, con l’impiego di innovazioni. Nel 2017 questa idea si è concretizzata nella Polestar 1, primo modello che segna il rilancio della Casa svedese, conosciuta nel mondo per essere il Marchio sportivo di Volvo. L’esperienza nelle competizioni unita agli studi moderni, quindi, ha creato una GT definita “l’ibrido ad alte prestazioni“. Già, perché proprio la combinazione tra motore termico ed unità elettriche è una delle principali peculiarità del modello. Particolare anche negli esemplari prodotti, soltanto 1500, motivo per cui è una vettura ricercata ed apprezzata ancora oggi.

Una nuova vita ispirata all’identità sportiva

Polestar nasce nel 1996 inizialmente come squadra sportiva privata e fortemente affiliata a Volvo, con la quale collabora. Il Team svedese, infatti, si propone come realtà rappresentativa della Casa ufficiale all’interno del Campionato Turismo svedese. Il fondatore Jan Nilsson, dunque, si accorda con Volvo per l’impiego di diversi modelli nel corso degli anni, fra cui 850, S40 e S60. La sempre più forte collaborazione tra le due aziende, quindi, culmina nel 2004 con la nascita di Polestar Racing e, in seguito, nel 2009 con il debutto della prima vettura. La Volvo C30, quindi, è ideata anche in una serie con specifiche più performanti grazie al lavoro di Polestar. A questa fecero seguito i modelli S60 e V60, anch’essi con caratteristiche grintose nelle versioni Polestar.

Inoltre, nel 2009 si ha la divisione tra Polestar Performance e Polestar Racing, quest’ultima di proprietà privata nonché squadra sportiva. La prima, invece, diventa parte di Volvo dal 2015, segnando un punto di svolta per entrambi i Marchi. Nel 2017, infatti, la Casa svedese annuncia la rinascita di Polestar come brand costruttore di auto sportive ad alte prestazioni. Questo, quindi, si concretizza nel primo modello ufficiale Polestar, ovvero la 1, anello di congiunzione tra il passato ed il futuro. Ma non solo. Volvo, infatti, nello stesso anno dichiara la creazione di una gamma di vetture completamente elettriche che, nel 2019, si identifica nella Polestar 2. Prima auto avente la propulsione descritta, la 2 anticipa anche le volontà aziendali degli anni seguenti, ovvero di produrre modelli raffinati, semplici ma performanti.

L’avvento della Polestar 1

Il 2017, quindi, identifica l’anno di rilancio della Casa svedese insieme alla nascita del proprio primo modello. La Polestar 1, infatti, rappresenta una vettura sportiva ad alte prestazioni, con una linea da GT compatta e sinuosa. Le dimensioni, per dare un’idea, sono 4585 mm di lunghezza, 1935 mm di larghezza ed un’altezza di 1352 mm. Il passo, invece, è oltre i 2740 mm, mentre il peso si aggira intorno ai 2345 kg. Proprio quest’ultimo è un elemento cardine della Polestar 1. Il modello, infatti, basa parte delle sue prestazioni sulla leggerezza e l’aerodinamica, due elementi studiati accuratamente. Nel dettaglio, si ha un massiccio impiego della fibra di carbonio, materiale che, ad esempio, forma la carrozzeria. La componente superiore di essa, infatti, è ideata con polimeri rinforzati e saldata alla sottoscocca in acciaio, incrementando robustezza e leggerezza, oltre alla rigidezza torsionale del 45%.

Riguardo la sicurezza, infatti, la Polestar 1 è stata testata accuratamente, al fine di prevenire il più possibile diverse tipologie di impatti che possono avvenire su strada. In merito all’aerodinamica, invece, lo stile della vettura è basato proprio su questo concetto. La GT svedese, dunque, mostra una linea che si esalta già nel frontale, grazie ad un calandra con cornice nera lucida e bande verticali cromate. Il resto dell’avantreno, poi, mostra un’area maggiormente elaborata nella zona inferiore, utile ai flussi d’aria. Il cofano, invece, è abbastanza lineare, marcando i “muscoli” nelle porzioni più esterne, mentre il logo Polestar è apposto in altorilievo nella mezzeria vettura. I fari a LED di forma accattivante e lineare, infine, completano il frontale della Polestar 1, convergendo verso la mascherina.

Aerodinamica fino al posteriore

Il concetto di fluidità studiato in galleria del vento, rende la Polestar 1 una coupé 2+2 attraente. In particolare, la Casa afferma che per minimizzare l’attrito con l’aria ci siano volute 24 ore di simulazione al PC e turni da 6 ore in un tunnel lungo 163 metri. Questo, unito ad una ventola da 3 tonnellate, ha creato un design che ottimizza la resistenza aerodinamica. Tradotto, la Polestar 1 presenta un tetto dell’abitacolo in vetro che si congiunge con parabrezza e lunotto posteriore, creando una linea unica. Le fiancate, poi, sono estremamente pulite, anche grazie alle maniglie a scomparsa ed agli specchietti di forma ricercata. Questi, infatti, prevedono l’unione di cornice e vetro in unico elemento, rendendo la calotta esterna più efficiente aerodinamicamente ed efficace durante la guida. Infatti, come accade sulla Polestar 2 che abbiamo provato, questo insieme consente migliore mobilità dello specchietto.

Il retrotreno della Polestar 1, quindi, rimarca i concetti appena descritti e, ancora una volta, il design minimalista ha anche una funzione aerodinamica. Il lato B, infatti, non presenta particolari cambi di linea ma, anzi, adotta uno spoiler a scomparsa che si richiude all’interno del portellone bagagliaio. Questo elemento, dunque, si attiva quando la vettura supera i 105 km/h di velocità, emergendo dal vano integrato con la silhouette. L’aggiunta dello spoiler crea maggiore deportanza aerodinamica alle alte velocità, rendendo l’auto più stabile al posteriore ad esempio. Il retrotreno, infine, vede i gruppi ottici anch’essi completamente integrati alla carrozzeria, rimarcando il contorno esterno del design. Terminali di scarico a vista e logo in mezzeria vettura, quindi, terminano il design.

Polestar 1, sinonimo di performance

Abbiamo accennato agli scarichi ben in vista ma comunque integrati con il corpo vettura. Già, perché questi elementi identificano il cuore pulsante della Polestar 1, basato su una tecnologia incredibile. Come esplicita il titolo del racconto, infatti, il modello è non solo il primo del Marchio ma anche l’unione tra propulsione termica ed elettrica. La Polestar 1, quindi, adotta una motorizzazione ibrida plug-in formata da un’unità endotermica benzina 4 cilindri in linea 2 litri alloggiata anteriormente. Questa, poi, è affiancata da tre motori elettrici, di cui due montati sull’asse posteriore ed uno impiegato come generatore di avviamento integrato. L’unione delle due entità, quindi, sviluppa 609 cv (441 kW) ed una coppia massima di 1000 Nm, spingendo la Polestar 1 da 0 a 100 km/h in 4,2 secondi ed alla velocità massima limitata di 250 km/h. Il tutto, poi, è trasmesso da un cambio automatico a 8 rapporti.

La componente termica, però, esalta alcune peculiarità di un certo livello. La meccanica motoristica della Polestar 1, infatti, è formata da elementi che creano una sorta di sovralimentazione, consentendo alla vettura di essere performante sia agli alti che ai bassi regimi. In concreto, i tecnici svedesi hanno ideato un sistema formato da un turbocompressore che si attiva a 3500 giri/minuto. Al di sotto di questo valore, invece, lavora un supercompressore, ovvero un sovralimentatore (appunto) che comprime maggiormente l’aria. Questo, quindi, si traduce in migliore combustione, di conseguenza un incremento di spinta ai bassi regimi. Il tutto, perciò, riduce al minimo il turbo lag, ovvero il ritardo del turbo. La trazione, invece, è integrale quando lavorano entrambe le propulsioni, mentre diventa posteriore quando agisce soltanto la componente elettrica posizionata al retrotreno, come detto. La Polestar 1, infatti, può percorrere fino a circa 124 km in modalità elettrica.

I dettagli tecnici da vettura sportiva

Essendo ibrida plug-in, come descritto, il modello svedese necessita di ricarica a colonnina. Per questo motivo, si hanno due sportelli laterali posizionati all’altezza dei passaruota posteriori, anch’essi completamente integrati alla forma della carrozzeria. Inoltre, come accade per altri modelli della Casa, anche la Polestar 1 adotta alcune descrizioni inerenti la tecnica del veicolo. Un esempio è il dato impresso sulla fiancata in merito al telaio, oltre al valore attinente alle batterie da 34kWh, suddivise in 3 gruppi nonché 2 pacchi. Altri aspetti tecnici della Polestar 1, poi, riguardano l’adattamento della potenza e, di conseguenza, stabilità e tenuta. La GT sportiva, infatti, compie questo lavoro mediante i due motori elettrici montati al posteriore, sostituendo, perciò, il differenziale. Questo, quindi, si esprime anche in precisione e migliore reattività di guida. Il controllo dinamico della trazione, inoltre, è stato collaudato grazie a diversi test in pista sul tracciato di Hällered, in Svezia.

Parlando di impianto frenante, la Polestar 1 è fornita di componenti ideate dalla Akebono, con dischi perforati e ventilati. Le pinze, tra l’altro, sono di un giallo particolare definito oro svedese, ripreso anche in alcuni elementi interni, quali le cinture di sicurezza. Le sospensioni regolabili, invece, sono della Öhlins aventi il sistema Continuously Controlled Electronic Suspension (CESi) che, quindi, anch’esso consente miglior performance del veicolo. Tramite il controllo elettronico continuo, infatti, la vettura si adatta meglio alle asperità e sconnessioni del terreno. Gli pneumatici Pirelli, poi, sono montati su cerchi in lega da 21″. Il tutto, infine, è completato dalla già citata leggerezza. Grazie al massiccio impiego di fibra di carbonio, infatti, la Polestar 1 possiede caratteristiche da vera vettura sportiva.

Polestar 1, gli interni dal design ricercato

Passiamo ora a descrivere l’abitacolo del modello ibrido svedese. La Polestar 1 trasmette una sensazione di pulizia delle linee anche negli interni, dove, però, non manca assolutamente la cura ma, anzi, vi sono alcuni interessanti studi. Prima di tutto la fibra di carbonio è impiegata anche nell’abitacolo, rimarcando l’idea della leggerezza già notata all’esterno. Un esempio, perciò, è il cruscotto in cui si intravede nettamente la trama del materiale composito. Questo stile sportivo, però, è unito a finiture da vettura lussuosa, come l’alternanza di colori tra plancia, sedili e cinture. Queste ultime, come detto, riprendono la tonalità delle pinze freno, mentre i sedili esplicitano la cura dell’abitacolo mediante rivestimenti in pelle nappa cuciti a mano. Molto gradevole, tra l’altro, l’asola di passaggio della cintura, presente sulla parte alta dello schienale.

Altri particolari in fibra di carbonio, poi, li troviamo su pannelli porta e tunnel centrale, ancora unendosi al concetto della cura generale. Quindi si hanno casse audio Bowers & Wilkins che ricreano l’atmosfera di uno studio di registrazione, un palcoscenico o la Sala Concerti di Göteborg. Questa tecnologia, formata da 16 altoparlanti (tra cui un subwoofer) e chiamata “Room Transformation“, è frutto dello studio effettuato da Dirac Research. Le bocchette dell’aria, invece, sono di forma verticale, riprendendo la sagoma della calandra frontale anche mediante gli elementi cromati. E poi i sedili. Essi hanno una linea dinamica ed armoniosa, con i due posti dietro uniti alla silhouette e di forma avvolgente. La finitura interna si completa con diversi dettagli cromati ed il battitacco in fibra di carbonio, insieme al logo Polestar.

La leva in cristallo Orrefors ed il sistema di controllo

Concludiamo il nostro racconto specificando alcune peculiarità uniche presenti sulla Polestar 1. Sul tunnel centrale, infatti, si ha la leva del cambio in cristallo senza piombo, realizzata a mano dagli artigiani svedesi di Orrefors. Nel dettaglio, questo particolare elemento è creato con un processo che dura 16 ore, riscaldando il vetro fino a circa 1400 °C. Dopo il raffreddamento durato una notte, il cristallo riceve le lavorazioni di taglio e lucidatura alla fiamma, esclusivamente a mano come anticipato. Riguardo l’aspetto pratico, la leva sul tunnel centrale è anche abbinata alle palette dietro il volante. Passando al sistema infotainment, la Polestar 1 è dotata di uno schermo centrale posizionato in verticale sulla plancia. Da esso, dunque, si possono selezionare diverse opzioni, come le modalità di guida ad altri sistemi.

L’aspetto interessante del display touchscreen, però riguarda l’alimentazione. Essa, infatti, avviene mediante impianto elettrico ad alto voltaggio alloggiato all’interno del bagagliaio e ben in vista grazie al pannello in plexiglass. Il tutto, poi, è esaltato dalla colorazione arancio acceso che lo rende anche gradevole. Questa installazione, poi, oltre ad alimentare il sistema descritto è utile anche ai due motori sull’asse posteriore della vettura. Non mancano, infine, le funzionalità inerenti la connessione conducente – auto, grazie all’applicazione su cellulare che, ad esempio, consente di controllare diversi aspetti. Fra questi, i livelli di carburante e batteria, apertura e chiusura del mezzo da remoto ed impostazione della temperatura abitacolo. La Polestar 1, insomma, è una vettura ad alte prestazioni quanto completa ed interattiva.

Si ringrazia Polestar Italia per la gentilezza e la possibilità.

[Autore articolo: Alessio Zanforlin]

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