Audi R10 TDI, la prima a trionfare con motore Diesel
La ricerca di nuove tecnologie e propulsioni porta la Casa di Ingolstadt ad introdurre il motore a gasolio. L’innovazione, infatti, compare per la prima volta sull’Audi R10 TDI.

Le competizioni sono da sempre un ambito in cui si sperimenta e si presenta il proprio prodotto. Audi è uno dei grandi marchi che ha spesso creduto in questo mondo, segnando pagine di storia grazie a diversi successi rilevanti. Dai Rally alla pista, infatti, la Casa dei Quattro Anelli è stata protagonista di epoche che l’hanno traghettata fino alle sfide moderne, come la F1. Parte dei trionfi firmati da Ingolstadt è anche l’Audi R10 TDI, Sport Prototipo pensata per le gare di durata. Vediamo, dunque, la sua storia.
Audi, “all’avanguardia della tecnica“
La Casa dei Quattro Anelli ha spesso contribuito ad innovazioni e cambiamenti, anche e soprattutto nel motorsport. Partendo da lontano, ad esempio, Audi è stata la prima ad intuire le potenzialità della trazione integrale, tecnologia comparsa inizialmente sull’Audi Quattro. Gli anni ’80, infatti, hanno segnato la rinascita sportiva e di immagine per il Marchio tedesco che, da quel momento, non ha più smesso di credere nelle corse. Proprio le sfide nei Rally, dunque, sono state la rampa di lancio verso altre esperienze, come la pista.


Già, proprio tra i cordoli la Casa di Ingolstadt riceverà altrettante soddisfazioni tecniche e di risultati. Nel 2003, infatti, l’ACO (Automobile Club de l’Ouest) permette alle case automobilistiche di iscrivere vetture a gasolio nelle proprie competizioni. Questo punto di svolta, dunque, segna un momento importante per il motorsport, in quanto si aprono possibilità anche a propulsioni precedentemente utilizzate solo su veicoli di serie. Peugeot è la prima ad accettare la sfida, subito seguita da Audi che, però, anticiperà la Casa francese di un anno. Nel 2005, dunque, viene presentata l’Audi R10 TDI, monoposto a motore Diesel pensata per correre le gare endurance a partire dal 2006, nonché erede della R8 Sport.

Audi R10 TDI, il motore a gasolio
Iniziamo, allora, dalla propulsione. Il motore turbodiesel posteriore, di cui è equipaggiata la Sport Prototipo dei Quattro Anelli, è un V12 a 90°, in grado di erogare oltre 650 cv ed una cilindrata di 5500 cc. L’iniezione avviene in maniera diretta (da qui TDI, Turbocharged Direct Injetion) tramite sistema common – rail. La potenza, sviluppata anche grazie a due turbocompressori Garrett, poi, viene trasmessa sull’asse posteriore. Questo avviene tramite un cambio sequenziale elettropneumatico a 5 rapporti, comandato mediante palette a volante. Già, 5 marce su un’auto da corsa è strano, infatti in merito a questa scelta bisogna spendere qualche parola in più.

I tecnici Audi, infatti, studiano diversi modi per risparmiare carburante e tempo, aumentando, però, la competitività della vettura. Il numero di cambiate, dunque, ha un ruolo importante in questo concetto basato sull’ottimizzazione della coppia motrice. Il valore garantito dai tecnici Audi, infatti, raggiunge i 1100 Nm, consentendo ai piloti di sfruttare meglio le potenzialità del cambio 5 marce. Tutto ciò, poi, si somma alla riduzione dei consumi che si ha tipicamente grazie ad un motore Diesel, quindi, parlando di lunghe distanze, diventa un altro prezioso punto di forza. Inoltre, avendo un propulsore che brucia meno carburante, si impiega anche un tempo inferiore durante il rifornimento ai box.
Altri aspetti tecnici ed il telaio
Parlando ancora del motore, bisogna segnalare altri dettagli importanti. L’Audi R10 TDI, infatti, è dotata di flange sui collettori di aspirazione, imposte dalla Federazione al fine di ridurre la quantità d’aria in ingresso. Questi elementi presenti anche su altre vetture, dunque, sono pensati per limitare la potenza del motore. Sui collettori di scarico, invece, vi sono due filtri antiparticolato, i cosiddetti FAP che, in maniera differente, troviamo anche sui veicoli di serie.

Passando agli altri dati tecnici, la monoposto tedesca adotta un telaio monoscocca in fibra di carbonio pensato in collaborazione con Dallara, storica azienda italiana di elevata esperienza. Dunque, questo elemento consente all’Audi R10 TDI di pesare 935 Kg, anche grazie ad un motore con testate e monoblocco in alluminio. Per quanto riguarda le altre dimensioni, invece, la monoposto è lunga 4650 mm, larga 2000 mm, alta 1030 con un passo di 2980 mm. Proprio quest’ultimo dato è curioso, in quanto si sia ricavato spazio per il V12 TDI ed altri elementi di conseguenza, che in seguito analizzeremo. Infine, gli pneumatici sono Michelin montati su cerchi OZ Racing da 18”, mentre il carburante è Shell contenuto nel serbatoio da 81 litri.


Dettagli progettuali dell’Audi R10 TDI
Ultimo elemento che analizziamo, ma non meno importante, è l’aerodinamica della monoposto tedesca. I tecnici di Ingolstadt, infatti, hanno pensato alla R10 TDI come Sport Prototipo aperta, soluzione che dona alcuni vantaggi. Il primo è maggior leggerezza complessiva della vettura, unita ad una miglior praticità durante il cambio pilota per l’assenza di un abitacolo chiuso. Proprio in merito alla sosta box, tra l’altro, si nota come il sedile non sia centrale ma decentrato a sinistra, questo per favorire il lavoro dei meccanici. Questa posizione, infatti, consente ai piloti di scendere a sinistra della vettura mentre la squadra procede con il rifornimento, mediante l’attacco situato sul lato opposto.

L’interno dell’abitacolo, poi, ricorda quello di una monoposto F1, dunque poco ingombrante e con un sedile molto basso, come su qualsiasi vettura da corsa. Anche il volante è di dimensioni ridotte e “piatto” nella parte inferiore, “protetto” da un cupolino che si collega al corpo vettura. Proprio perché si tratta di una monoposto aperta, l’Audi R10 TDI è provvista di alcuni rinforzi per la sicurezza del pilota, come i due roll bar e quello orizzontale di fianco al sedile. Già, l’unico difetto di una vettura scoperta è la minor sicurezza in caso, ad esempio, di ribaltamento e urti frontali. Un altro punto a favore, invece, è la maggior visibilità per i piloti, data anche dall’assenza di un parabrezza che in gara è più difficile da pulire.





Abitacolo e roll bar.
Gli studi aerodinamici
L’Audi R10 TDI presenta interessanti concetti in merito all’aerodinamica. Il primo riguarda il miglioramento dell’effetto suolo, caratteristica che consente alla vettura di avere maggior tenuta a terra (vedi “Ferrari 312 B3 “Spazzaneve”, madre della serie “T” per approfondire). La monoposto dei Quattro Anelli, infatti, ha una linea complessivamente fluida che, però, sfrutta al massimo la funzione aerodinamica, soprattutto all’avantreno. Iniziando da qui, dunque, i tecnici di Ingolstadt si sono concentrati sul muso, spiovente in avanti e con diversi canali ed appendici. Questi elementi, infatti, convogliano i flussi all’interno di organi meccanici e motore, penetrando tra corpo centrale e passaruota.



L’anteriore.
Proseguendo lungo le fiancate, poi, gli studi inerenti l’effetto suolo si notano maggiormente, grazie a due canali laterali che consentono ai flussi di scorrere verso il posteriore. Interessanti anche le due prese d’aria periscopiche posizionate sui passaruota. Il retrotreno, dunque, è pulito nelle linee, in cui si nota un’ala più larga della carreggiata vettura ed unita alla parte terminale dei passaruota. L’elemento aerodinamico, poi, è sostenuto da due paratie verticali centrali alle quali si congiungono due flap orizzontali. Il retrotreno è completato da un diffusore inferiore, oltre ad una “tasca” per lato, tra ala e fondo vettura. Infine, da notare diversi sfoghi dell’aria su fiancate e passaruota, oltre ai fari anteriori inglobati a questi ultimi.











Retrotreno e dettagli.
Audi R10 TDI, il debutto in pista e le prime stagioni
La Sport Prototipo di Ingolstadt, erede della già vincente R8 Sport, debutta in occasione della 12 Ore di Sebring 2006, rinomata gara di inizio stagione che si corre negli Stati Uniti. Questa sarà la prima delle molte apparizioni in cui l’Audi R10 TDI è protagonista. Bisogna specificare, però, che inizialmente, per il 2006, la Casa tedesca ha in programma la partecipazione all’ALMS (American Le Mans Series, attuale IMSA) ed alla 24 Ore di Le Mans. In realtà, dopo la prima vittoria di forza ottenuta in America, Audi si ricrede sostituendo definitivamente l’R8 in ALMS e giungendo a Le Mans con grandi ambizioni. Dunque, le R10 TDI ottengono un primo e terzo posto nella blasonata gara francese. Nel Nuovo Continente, invece, si apre un ciclo di 6 Titoli complessivi, ottenuti tra il 2006 ed il 2008 (3 Costruttori e 3 Piloti).

Il 2007 sarà un anno più combattuto ed intenso. Audi, infatti, deve fronteggiare rivali come Porsche, Pescarolo e Peugeot, sia a Le Mans che in America. Nonostante l’agguerrita concorrenza, la Casa di Ingolstadt riesce a difendersi ed ottenere la vittoria sul Circuit de La Sarthe, grazie all’equipaggio Biela – Pirro – Werner. Nel Nuovo Continente, inoltre, la R10 ottiene i due Titoli, come detto precedentemente. I successi raggiunti dalla “barchetta” tedesca, dunque, spingono Audi a nuove sfide per il 2008, quando subentra la volontà di gareggiare anche nella Le Mans Series, in Europa (attuale European Le Mans Series).
Il 2008 ed il passaggio si testimone
La stagione è molto impegnativa, ma Audi vuole continuare a vincere. L’anno inizia ancora con la 12 Ore di Sebring, non particolarmente gratificante a causa di alcuni problemi meccanici ma che, comunque, consegna un terzo posto all’equipaggio Capello – McNish – Kristensen. A Le Mans, poi, lo stesso trio bissa il successo dell’anno precedente, battendo le rivali Peugeot. Non c’è due senza tre, ed ecco allora anche il trionfo nel Le Mans Series, grazie a Mike Rockenfeller e Alexandre Prémat.



Il trofeo di Le Mans 2008.
Il 2008, poi, sarà anche l’unica volta nella storia in cui l’equipaggio Capello – McNish – Pirro vincerà una gara insieme. Infatti, in occasione della Petit Le Mans, sul circuito di Road Atlanta, negli USA, l’inedito trio porta al successo l’Audi R10 TDI nella sua ultima gara stagionale. In particolare, Dindo Capello conferma il successo ottenuto anche l’anno precedente, dando esempio di quanto fosse in sintonia con vettura e compagni di squadra. Dopo essere stata prodotta in diverse versioni, dal 2009 la vincente R10 lascerà spazio all’erede R15 TDI nella squadra ufficiale. In Europa, nell’LMS, invece, la monoposto correrà ancora con il team privato Kolles.




L’R10, il casco di Dindo e l’evoluzione Audi.
Si ringraziano Rinaldo “Dindo” Capello ed il concessionario Audi Zentrum Cuneo per la disponibilità.
[Autore articolo: Alessio Zanforlin]
Fonti informazioni verificate:
- Dindo Capello: www.dindocapello.com
- Audi Media Center: www.audi-mediacenter.com
- Museo dell’Automobile di Torino: museoauto.com
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